Palazzo Ferrante

Perdita irreparabile e stata la caduta del Palazzo Ferrante, che, edificato circa quattro secoli fa, racchiudeva una pinacoteca di inestimabile valore ed una biblioteca con libri e manoscritti del ‘400. Quelle mura avevano ospitato Ferdinando II di Borbone: una grossa catena di ferro alla porta d’ingresso ne attestava anche il diritto di asilo accordato dal Re. Quelle mura avevano ospitato i più illustri personaggi, generali, vescovi, deputati; e Teodoro Mommsen vi rimase a lungo per decifrare le iscrizioni antiche romane, incise su statue e colonne che adornavano il secolare e meraviglioso giardino. Ma la vittima più lacrimata dell’intero paese è l’Avvocato Filippo Ferrante che la notte del 12 gennaio, per affari non suoi, si trovo a dormire ad Avezzano e fu la sua ultima notte: la mattina del 13 lo trovo sepolto tra le rovine dell ‘Hotel Vittoria. Era stato Consigliere provinciale e Sindaco di Civita d’Antino per lunghi anni che furono fecondi di bene e di prosperità al paese, perché, seguendo, con mitezza d’animo e per acume di mente le tradizioni di famiglia, ne fu benemerito benefattore. Oggi la sua morte e pianta più ancora che la distruzione del paese (32). Pochi giorni dopo la pubblicazione del nostro servizio su Casa Ferrante (1), il Sig. Filippo Ferrante, che ringraziamo per la squisita disponibilità dimostrata più volte nei nostri riguardi ha sottoposto alla nostra attenzione (2) una preziosa documentazione riguardante la sua insigne Casata, il cui contenuto pensiamo possa suscitare interesse in quanti mirabilmente coltivano la passione per la vita e la cultura della nostra terra. Teodoro Mommsen, che fu per lungo tempo ospite della famiglia Ferrante nel “Corpus inscriptionum latinarum” riporta le iscrizioni, dopo aver ricordato Domenico Ferrante ed i suoi illustri amici. ” 

Dopo Febonio che mise in luce alcune iscrizioni su questa città, la maggior parte le mise in luce per primo l’Antinate Domenico Ferrante, il quale sistemo in un museo domestico e mise in comune con gli amici quelle che ebbe a trovare e quanto poteva (ancora) farsi. Onde (le iscrizioni) si trovano tanto tra i fogli di A. S. Mazocchi, quelli del Marini mediante Zarillo e infine nel Commentario che pubblico sulla città di Antino il romano Domenico De Sanctis servendosi dei mezzi del Ferrante. Da questo libro più che dalle lapidi stesse richiamarono queste iscrizioni nell’ ‘Itinerario’ e Romanelli nella ‘Topografia’. Ferrante poi trasmise anche ai posteri il Compito di raccogliere le antichità”. Da alcune lettere scritte da Kristian Zahrtmann ai suoi amici durante i suoi viaggi all’estero ed in particolar modo quelle scritte da Civita d’Antino. “K. Z. a Aug. Jerndoff Civita D’Antino 1884: Mi occupo di decorazioni come te, la sala da pranzo della famiglia Ferrante. Penso che nessuna stanza in tutta la Danimarca e dotata di ornamenti tanto sontuosi; ma il mio lavoro ne costituisce solo una minima parte. La sala e abbastanza grande, lunga 11 metri. Verrà decorata in stile inizio del secolo con in più motivi di rose. Ciò che fa diventare sontuoso il salone e il fatto che ho ricevuto il permesso dai proprietari di prendere i migliori quadri di tutto il palazzo per adornarne questa sala. Il quadro che attira più l’attenzione e “LA NOTTE” del Correggio. Le voci dicono che e originale,ed io sono di questo parere. E stato dipinto con un fondo rosso sangue come velluto. E’ di dimensioni 58 x 68 cm. Esso irradia una luce viva che brilla e splende come fuoco di artificio. Non ho mai pensato che si potesse arrivare a tanto. A me sembra che il quadro a Dresden (3) regga poco il confronto con questo: qui gli Angeli sono di un colore bleu grigio freddo in contrasto con la luce della camera che a prima… vista sembra luce di un lampada: i colori del quadro sono vaghi e profondi, sono leggeri come colori ma profondi, brillanti di verde azzurro come se venissero da un altro mondo. Il quadro e più intenso di quello che si conserva a Dresden e somiglia a quel grande quadro pastello dipinto dal Correggio che e al palazzo Doria di Roma. Mentre tutti i nuovi elementi sono estremamente esuberanti, la luce 6 incomprensibile, tremolante e leggera, dando movimento agli angeli. Questo stile Rococò e cosi incomprensibile e bello in tutto; i confronti della luce in alcuni punti seno cosi forti che e impossibile guardare da vicino ma a distanza tutto si forma ed appare tutto più chiaro ed io non so il perché. E cosi il quadro e incomprensibile ma in verità è proprio magnifico.

E’ il migliore fior del Roccocò Anno 1912 Dal II volume pag. 1014 “Dizionario di cultura universale” della casa Editrice del Dr. Francesco Vallardi: “Civita d’Antino (ant. ANTINUM). Com. in prov. di Aquila (Avezzano) a m 900 sul mare; ab. 1600 terre mediev. dei Colonna; belle chiese; avanzi di mura pelasgiche e di edifici romani; pal. Ferrante con quadri del Botticelli e del Reni e una ricca biblioteca”. Al riguardo si reputa opportuno far presente che una celebre lamina, “gelosamente conservata” fu sottratta alla famiglia Ferrante. Francesco Ferrante scopri, tradusse e conservo l’iscrizione incisa su elegante lamina di bronzo. La lamina di bronzo, rettangolare, 16 alta cm 4,4 e lunga cm 17,5. In buono stato di conservazione; presenta un foro su ciascuno dei lati corti; e stata scoperta nel secolo scorso presso Civita d’Antino. L’iscrizione e composta di tre righe. La grafia è quella latina dell’epoca tarda repubblicana (II I sec. a. C.). L’iscrizione, considerata perduta, é stata rinvenuta al Museo del Louvre che l’aveva acquistata da un certo Canessa in data 30. 6. 1897. Molto probabilmente “Canessa” e un nome italiano. Purtroppo altri dati non figurano oltre il cognome e l’atto di vendita.

(Autorizzazione alla pubblicazione, gentile concessione degli autori Enzo Maccallini e Lucio Losardo)