Libro | Il romanzo del paesaggio. Magie d’arte nel pianalto della Marsica

L’autore, Segio Iacoboni, in questo volume riannoda fra loro le tante visioni artistiche, storiche, letterarie del paesaggio della Marsica, partendo da quella mitica di Carlo Gadda, che nel 1934 del secolo scorso fece visita nel Fucino ormai da tempo prosciugato. Gadda, tuttavia, avvertiva ancora la presenza delle divinità marsiche elette a presiedere da sempre il territorio, a conservarne lo spirito più intimo, l’esprit di una terra dove “perenni la fatica e le armi onde un popolo nella solitudine della montagna, custodisce il lento avvenire”. Un destino e anche un attributo che poco dopo si amplificheranno con l’opera siloniana. Il prima del lago e il suo poi, non interrompendo la mitica magia del paesaggio, se non apparentemente: la maestosità dell’opera geologica ne viene appena scalfita. Se, quindi, i granturisti colgono da un lato, con i loro acquerelli, gli ultimi sprazzi di un lago ancora vigoroso, d’altro canto c’è chi, come i pittori post vedutisti e contemporanei, rinviene un continuum artistico, una singolare armonia tra il paesaggio preesistente e l’hortus novus ex lacu. Sì! Nuova linfa e vita, e pur sempre una complessa esperienza, un romanzo quindi di un “paesaggio travagliato”, che però conserva generoso tutta la sua primitiva magia.

Sergio Iacoboni – Il romanzo del paesaggio: magie d’arte nel pianalto marsicano, ed. Master Print, Avezzano, 2023

Per gentile concessione pubblichiamo la prefazione di Antonio Bini *

Nell’Ottocento, con l’affermarsi del Romanticismo – che esaltava il carattere spirituale e sentimentale del rapporto uomo-natura – si guardò con occhi diversi all’Abruzzo, che divenne meta di artisti, archeologi, storici, alpinisti, musicisti, scrittori, antropologi, ecc.
In una regione poco conosciuta agli stessi abruzzesi, si segnala la visione di Emidio Agostinone, che nella monografia dedicata al Fucino (1908), corredata da numerose foto, descrive criticamente l’impatto con la piana: “L’immenso campo è bello, ma più lo guardate e più vi tormenta l’immagine del passato. L’opera titanica di bonifica vi sembra la più triste violenza, il più ingrato sopruso”.
Nel luglio dell’anno successivo, Agostinone tornerà a visitare quei luoghi organizzando, con gli auspici di Gabriele d’Annunzio, un pionieristico viaggio in automobile alla “scoperta dell’Abruzzo”, che coinvolse giornalisti e parlamentari e che ebbe ampio risalto sulle cronache nazionali.

Molto si è scritto del terremoto che sconvolse la Marsica il 13 gennaio 1915. Ci sembra interessante, in armonia con i contenuti del lavoro di Iacobone, richiamare la testimonianza poco nota dell’allora ambasciatore americano in carica, Thomas Nelson Page, scrittore e uomo di cultura, che raggiunse in auto Avezzano e dintorni per rendersi conto di persona della catastrofe. Nel suo scritto –“Earthquake in Avezzano” (1915) – mostra rilevanti capacità descrittive del paesaggio marsicano: “Il bacino del Fucino – e ciò vale anche per la Valle del Liri – è una valle bella e magnificamente fertile, che poteva essere stata la Valle Felice di Rasselas (dal romanzo di Samuel Johnson, ndr), circondata da montagne coperte di neve, in questa stagione da molta neve, con villaggi sospesi come nidi d’uccelli sul bordo di una rupe sopra la valle – tutti ridotti, in una mattina soleggiata, nel giro di pochi secondi in uno scenario di rovina, morte e disperazione, città annientate, paesi buttati giù, case rase al suolo e i loro abitanti morti o morenti sotto le macerie”. E ancora, “la regione, con i suoi borghi appollaiati in cima ai monti davanti alla catena principale, delle volte dominati da un vecchio castello, era così pittoresca da richiamare degli artisti e molti di loro, riconoscendo quanto dovevano al suo fascino che ora era così deturpato, mandarono aiuti alla sua sfortunata popolazione”

Quest’ultima allusione fa ipotizzare che Thomas Nelson Page avesse incontrato ad Avezzano lo scrittore danese Johannes Jorgensen che insieme al pittore Daniel Hvidt, anch’essi partiti da Roma con un’auto presa a noleggio, per portare soccorso alla popolazione di Civita d’Antino, un paese che fino ad allora era stato sede della scuola italiana del pittore Kristian Zahrtmann. Una stagione straordinaria riemersa sorprendentemente dall’oblio solo negli ultimi anni e sulla quale Iacoboni apre una suggestiva finestra. Anche quest’ultima vicenda fa pensare come l’Abruzzo sia stata una regione meno marginale di quanto comunemente si ritiene e che molto resti ancora da recuperare dal passato.
In questa prospettiva, l’opera di Iacoboni rappresenta un’occasione preziosa per ricostruire e restituire memoria alle presenti e future generazioni al fine di comprendere dove affondino le loro radici, affinché la conoscenza del passato aiuti a guardare con maggiore consapevolezza al futuro.

* Autore di Negli anni del sole e della luce: Kristian Zahrtmann e la scuola dei pittori scandinavi a Civita D’Antino – Menabò | D’Abruzzo Edizioni 2021