La castagna “Roscetta” : la regina della Valle Roveto | Eventi e Sagre Ottobre 2023

La castagna «roscetta» è senza dubbio, la regina dei folti e rigogliosi boschi rovetani. La «roscetta», varietà autoctona di castagna, è inserita tra i prodotti agroalimentari tradizionali abruzzesi. Il prelibato frutto, grande e rotondeggiante con superficie liscia, di colore bruno rossastro – rosso vivo appena colta (da qui il nome «roscetta»-  appartiene alla varietà del “Marrone Fiorentino”. Le caratteristiche distintive di questo singolare marrone sono rappresentate da una pezzatura medio-grande 80-90 frutti per Kg. di prodotto raccolto, da una forma ovoidale o globosa, con torcia sull’apice abbastanza pronunciata, carne bianca, brillante e croccante. La «roscetta», dal sapore delicato e dolce, è ricca di amidi (quasi il 60%), contiene carboidrati, proteine, vitamine A, B e C, sali minerali, cloro, magnesio ed ha un alto potere calorico. Per le  elevate caratteristiche di sapidità, fragranza e sorbevolezza, tutta la produzione della “Roscetta”, considerato tra i migliori marroni prodotti nell’area di mercato del centro Italia, viene utilizzata totalmente allo stato fresco.

Per promuoverne la valorizzazione ed estenderne le colture, nel 2001 è stata costituita l’Associazione Castanicoltori della Valle Roveto, che raggruppa attualmente numerosi  produttori. La roscetta cresce nella zona fitoclimatica del castanetum, alla destra del fiume Liri,  nella fascia compresa tra i 300 e i 1100 m. s.l.m., soprattutto nell’alta Valle Roveto, ed è coltivata in terreni derivati in massima parte da rocce arenacee e flysh marnoso-arenacei, oltre che nelle terre rosse decalcificate, che conferiscono al prodotto la sua tipica qualità organolettica.

Oltre che dalla particolarità dei suoli, lo sviluppo dei castagneti in Valle Roveto è stato favorito dalle peculiari condizioni climatiche, caratterizzate da temperature  non eccessivamente basse e da piogge abbondanti. La densità di piante ad ettaro è compresa tra un minimo di 60 ed un massimo di 160 piante. La  raccolta della «roscetta», rimasta inalterata nei secoli, comincia in settembre con le operazioni di pulitura del bosco e la successiva bruciatura sul luogo delle felci. E’ usuale a fine settembre vedere numerosi flussi di fumo che si alzano dai castagneti. Verso la prima decade di ottobre si effettua la raccolta, rigorosamente a mano, come centinaia di anni fa. Le castagne vengono raccolte nei tradizionali cesti, grande per gli adulti, piccolo per i bambini, e poi riversate in sacchi di juta  e portate a spalla fino alla strada più vicina. Da qui vengono  trasportate a casa e selezionate. Una volta, tutta la famiglia partecipava alla «capata» (cernita), in cui si separano le castagne buone da quelle marce, che venivano utilizzate per l’alimentazione dei maiali. Le castagne vengono conservate seguendo un trattamento particolare, tramandato di generazione in generazione: tenute in acqua per circa 15 giorni, vengono poi messe ad asciugare al sole: fino a qualche anno fa era spettacolo consueto nelle calde mattine di fine ottobre vedere, nei pressi delle porte delle case rovetane, le castagne stese ad asciugare su vecchie coperte. Appena asciugate, le castagne vengono conservate in luoghi non umidi. Un altro sistema per conservarle consisteva nell’abbrustolirle ( “infornatelle” ), così da mantenerle morbide fino a Natale.

Oggi, l’arrivo del congelatore ha messo fine ai tradizionali ed originali trattamenti. Il periodo di raccolta delle castagne è  concentrato nel mese di ottobre. Un tempo, a partire  orientativamente dal 4 novembre, i castagneti, da sempre  di proprietà privata, venivano dichiarati aperti a tutti. Tale consuetudine, nel solco del comunitarismo  abruzzese, consentiva anche ai più poveri, che non avevano nessuna proprietà, di fare piccole provviste di castagne. Fino a qualche decennio fa, nei primi giorni di  novembre, numerose donne di Capistrello si recavano in  treno a Canistro e poi raggiungevano a piedi i  castagneti del paese per  fare  il tradizionale “ruspo”. Le volenterose donne  erano costrette a “ruspare”, a scavare il terreno, per trovare le poche castagne lasciate dai proprietari dei fondi. Sito web di riferimento castagnaroscetta.it

La regina della Valle Roveto: la castagna “Roscetta” La Valle Roveto, remota zona di confine tra Abruzzo e Lazio, un tempo teatro delle gesta di famosi briganti, solcata dal fiume Liri e incassata tra alte montagne – a destra l’imponente catena dei Simbruini-Ernici, a sinistra le propaggini montuose del Parco Nazionale d’Abruzzo – si caratterizza da sempre per la presenza di maestose foreste. Alexandre Dumas, che visitò a metà ‘800 la valle, tappa obbligata dei ricchi e colti europei che iniziavano il Gran Tour da Napoli e risalivano la penisola, scriveva: «Dopo circa una lega ci si addentra nei magnifici boschi della Val Roveto, dove ho potuto osservare alberi secolari dal tronco così imponente che otto uomini, a malapena, riuscirebbero a circondarlo».

La regina dei folti e rigogliosi boschi rovetani è senza dubbio la castagna «roscetta», varietà autoctona di castagna, inserita tra i prodotti agroalimentari tradizionali abruzzesi. La “roscetta”, grande e rotondeggiante con superficie liscia, di colore bruno rossastro – rosso vivo appena colta (da qui il nome «roscetta»- appartiene alla varietà del “Marrone Fiorentino”. Le caratteristiche distintive di questo singolare marrone sono rappresentate da una pezzatura medio-grande 80-90 frutti per Kg. di prodotto raccolto, da una forma ovoidale o globosa, con torcia sull’apice abbastanza pronunciata, carne bianca, brillante e croccante. La «roscetta», dal sapore delicato e dolce, è ricca di amidi (quasi il 60%), contiene carboidrati, proteine, vitamine A, B e C, sali minerali, cloro, magnesio ed ha un alto potere calorico. Per le elevate caratteristiche di sapidità, fragranza e sorbevolezza, tutta la produzione della “Roscetta”, considerato tra i migliori marroni prodotti nell’area di mercato del centro Italia, viene utilizzata totalmente allo stato fresco. Per promuoverne la valorizzazione ed estenderne le colture, nel 2001 è stata costituita l’Associazione Castanicoltori della Valle Roveto, che raggruppa attualmente 150 produttori (Sito web di riferimento/laroscetta.it). La roscetta cresce nella zona fitoclimatica del castanetum, alla destra del fiume Liri, nella fascia compresa tra i 300 e i 1100 m. s.l.m., soprattutto nell’alta Valle Roveto, ed è coltivata in terreni derivati in massima parte da rocce arenacee e flysh marnoso-arenacei, oltre che nelle terre rosse decalcificate, che conferiscono al prodotto la sua tipica qualità organolettica. Oltre che dalla particolarità dei suoli, lo sviluppo dei castagneti in Valle Roveto è stato favorito dalle peculiari condizioni climatiche, caratterizzate da temperature non eccessivamente basse e da piogge abbondanti. La densità di piante ad ettaro è compresa tra un minimo di 60 ed un massimo di 160 piante. I castagni sono gli attori primari del suggestivo paesaggio naturale della Valle Roveto e protagonisti dello spettacolo di natura e colori della Valle: in estate il bosco diventa di un verde intenso, mentre in autunno si accende ed assume variopinte tinte cromatiche. Essi hanno un’età variabile e numerosi esemplari, con diametro superiore ai due metri e altezze rilevanti (30/35 metri), superano sicuramente i 200 anni.

La raccolta della «roscetta», rimasta inalterata nei secoli, comincia in settembre con le operazioni di pulitura del bosco e la successiva bruciatura sul luogo delle felci. E’ usuale a fine settembre vedere numerosi flussi di fumo che si alzano dai castagneti. Verso la prima decade di ottobre si effettua la raccolta, rigorosamente a mano, come centinaia di anni fa. Le castagne vengono raccolte nei tradizionali cesti, grande per gli adulti, piccolo per i bambini, e poi riversate in sacchi di juta e portate a spalla fino alla strada più vicina. Da qui vengono trasportate a casa e selezionate. Una volta, tutta la famiglia partecipava alla «capata» (cernita), in cui si separano le castagne buone da quelle marce, che venivano utilizzate per l’alimentazione dei maiali. Le castagne vengono conservate seguendo un trattamento particolare, tramandato di generazione in generazione: tenute in acqua per circa 15 giorni, vengono poi messe ad asciugare al sole: fino a qualche anno fa era spettacolo consueto nelle calde mattine di fine ottobre vedere, nei pressi delle porte delle case rovetane, le castagne stese ad asciugare su vecchie coperte. Appena asciugate, le castagne vengono conservate in luoghi non umidi. Un altro sistema per conservarle consisteva nell’abbrustolirle ( “infornatelle” ), così da mantenerle morbide fino a Natale. Oggi, l’arrivo del congelatore ha messo fine ai tradizionali ed originali trattamenti. Il periodo di raccolta delle castagne è concentrato nel mese di ottobre. Un tempo, a partire da una specifica data, orientativamente il 4 novembre, i castagneti, da sempre tutti di proprietà privata, venivano dichiarati aperti a tutti. Tale consuetudine, nel solco del comunitarismo abruzzese, consentiva anche ai più poveri, che non avevano nessuna proprietà, di fare piccole provviste di castagne.

Alcune iscrizioni romane attestano la presenza dei castagneti nella Valle già nel periodo imperiale. Ma è nel medioevo che la coltivazione delle castagne, grazie ai nuovi innesti impiantati dai laboriosi monaci benedettini, fa un salto di qualità. Lo storico marsicano Febonio, alla metà del ‘600, indica le castagne tra i prodotti che le donne rovetane portavano ai mercati romani dentro i famosi “canistri” (cesti realizzati con giunchi di vimini, lavoro che un tempo costituiva la principale attività degli abitanti di Canistro). Dalla lettura delle statistiche murattiane, pubblicate nel 1811, si evince che nella Valle Roveto erano abbondanti i raccolti di castagne, che allora costituivano «spesso l’unico cibo della popolazione, accanto alle ghiandaie ed ai semi di faggio». Lo scrittore inglese E. Lear, nel libro Viaggio attraverso l’Abruzzo pittoresco, meta del Gran Tour, mette in risalto la massiccia presenza del castagno nelle zone della Valle Roveto esaltando anche la bellezza naturale dei luoghi. Nell’alta Valle Roveto fino alla fine degli anni ‘50 si può sicuramente parlare di una «civiltà del Castagno», in virtù del rilevante impatto che l’alimento ha avuto nei rapporti sociali, nell’immaginario, nel mito, negli usi e nell’economia. In effetti la castagna ha segnato la storia, l’economia, il paesaggio e la cultura rovetana. Il prodotto viene ancora oggi largamente esportato, soprattutto nei mercati della Marsica, del sulmontino e del frusinate.

Nel rovetano le castagne, base di numerosi e prelibati dolci, marmellate e minestre, vengono ancora oggi cotte come un tempo. Alle rinomate «caldarroste», le “caciole” in dialetto, che ormai si vendono nelle grandi città a prezzi da gioielliere, cotte nel camino su vecchie padelle in cui si facevano friggere gli alimenti, si affiancano le «infornatelle», perché infornate nella stufa, le castagne «bollite», i cosiddetti «vallani», cotte in acqua con tutta la buccia, e le «remonne», poiché prima di cuocerle in acqua, con un foglia di alloro, le castagne ancora fresche vengono sbucciate («remonnare» in dialetto rovetano significa appunto sbucciare).

Un tempo in Valle Roveto le castagne riempivano le calze della befana insieme alla frutta secca. In alcune località della valle, fino a mezzo secolo fa, nei matrimoni, invece che i confetti, cosa considerata ancora da ricchi, si lanciavano e distribuivano noci, mandorle e soprattutto castagne. Oggi nella Valle la castagna «roscetta» è valorizzata nelle tante sagre che si svolgono nel mese di ottobre, occasione per tornare per i tanti rovetani che risiedono in altri luoghi – in fondo la sagra, come scrive Melania Mazzucco, è una sorta di «allegoria del ritorno» – e appuntamento fisso di sempre più visitatori che giungono in Valle Roveto in macchina o in treno, percorrendo la panoramica linea Avezzano-Roccassecca, tra le più suggestive d’Italia. Ogni sagra ha le sue specifiche peculiarità: «Lungo le Antiche Rue» a Civitella Roveto, «Sapori d’Autunno» a Canistro Superiore, la «Sagra della Castagna» a Canistro, Morino, Grancia, Castronovo, Rendinara. Tratto da: S.NATALIA, La regina dei castagni della Valle Roveto: la castagna “roscetta” (pagg. 36-38), In AA.VV., Frutti Dimenticati e Biodiversità Recuperata – Il germoplasma frutticolo e viticolo delle agricolture tradizionali italiane. Casi di studio: Lazio e Abruzzo -, Quaderno 8/2017 dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), ISBN 978-88-448-0833-4, Stampa – online – La Pieve Grafica Editore Villa Verrucchio.