Il ritorno a Civita dello scrittore Johan Werkmäster

(di Antonio Bini) Nell’estate del 2003 era iniziato proprio nel paese della Valle Roveto il suo viaggio alla scoperta dell’Abruzzo. Un luogo che incuriosiva lo scrittore svedese il quale desiderava conoscere cosa avesse attirato quei luoghi fuori delle rotte più frequentate il pittore Anders Trulson, anch’egli svedese, che fu sorpreso dalla morte durante a Civita d’Antino, nell’estate 1911. Nel paese soggiornava insieme al maestro Kristian Zahrtmnann e ad altri artisti scandinavi. Il giovane Trulson rimase per sempre tra le montagne della Valle Roveto, nel vecchio cimitero di Civita.

La scuola di Zahrtmann era ben conosciuta anche in Svezia. Qualche mese dopo la sua visita a Civita Johan Werkmäster scrisse un articolo sulla pagina cultura del quotidiano Goteborg Posten sulla riscoperta del paese, descrivendo anche il piccolo e singolare cimitero, da tempo abbandonato, in un paese che vive un declino che pare inesorabile e che – invece – a fine ‘800 – nel pieno del suo splendore e della vitalità artistica e culturale della scuola estiva italiana di Zahrtmann reggeva il confronto con il cenacolo di Skagen, che ruotava intorno alle figure di Krøyer e Ancher. La conoscenza Civita venne poi ad allargarsi progressivamente all’intera regione, con vari ritorni negli anni successivi, anni in cui Werkmäster cerca di capire fino in fondo l’Abruzzo, ripercorrendo testimonianze letterarie e di altri viaggiatori del passato e muovendosi egli stesso in uno scenario che sembra riproporre l’infinito mondo del Grand Tour, in una terra che è ancora molto meno conosciuta di quanto meriterebbe. Le ricerche e le emozioni del lungo viaggio in Abruzzo sono oggi raccolte nel suo libro ”Lärkorna i L’Aquila, Abruzzo, Italiens hjärta” (Allodole a L’Aquila, Abruzzo cuore d’Italia). appena pubblicato in Svezia, dall’editore Carlsson di Stoccolma e accolto positivamente e con curiosità dai media svedesi.

Nei giorni scorsi Johan Werkmäster è tornato nuovamente in Abruzzo, da dove mancava dall’immediato periodo successivo al terremoto del 6 aprile 2009. Un’occasione per un rapido itinerario tra i luoghi più cari, ripartendo da Civita, il 18 giugno 2015, dove sono ancora io ad accompagnarlo, come nel 2003. In mattinata visitiamo insieme la Fondazione Pescarabruzzo, cordialmente ricevuti dalla v. presidente Nicoletta Di Gregorio e dalla funzionaria Mafalda Misticoni, avendo la possibilità di visionare la raccolta di opere di Zahrtmann e della sua scuola, che ha raggiunto negli ultimi anni una certa consistenza. Ben 60 opere, tra cui dieci di Zahrtmann. Werkmäster è sorpreso e ripete incredulo: “Good collection, good collection”.
Viene da pensare a quanto lo scrittore scrive nell’introduzione del suo libro, quando recandosi nell’isola di Bornholm, nel museo che la terra natale dedicò a Zahrtmann, notò la presenza di un solo quadro che riprendeva il paesaggio di Civita, opera di altro pittore. Esprimendo la sua delusione, anche perché diversi quadri si troverebbero in un magazzino, al quale viene negato l’accesso, conclude scrivendo che quei paesaggi li avrebbe comunque visti dal vero tornando in Abruzzo.

Si parte finalmente per Civita. Il pomeriggio è caldo e nel consueto silenzio del paese abbiamo ripercorso il paese, iniziando da Porta Flora. Pochissime persone in giro. Nei pressi di Largo Zahrtman c’è Armando Di Cesare con il suo piccolo gregge di pecore. A poca distanza dalla piazza del Banco un gruppetto di anziani discute pacificamente. Tra questi Domenico (detto Minicuccio), novantuno anni, mostra simpatia nel sapere che lo scrittore viene dalla Svezia e ricorda piacevolmente la sua infanzia, quando i pittori scandinavi frequentavano ancora Civita. Mi viene da pensare che il buon Minucuccio abbia realmente potuto imbattersi, tra gli altri, nel pittore danese Knud Sinding, uno degli allievi prediletti del sig. Cristiano, tra i più legati a Civita, che aveva frequentato prima del catastrofico terremoto del 1915, e soprattutto dopo, fino all’estate del 1938. Werkmäster nota la nuova sede del Comune, ricordando la precedente, a pochi metri dalla Pensione Cerroni, che anche questa volta non è purtroppo riuscito a vedere.

La visita a Civita si conclude nell’Osteria Zahrtmann. Non nasconde il piacere di trovarsi in un luogo accogliente, che negli ultimi anni è diventato un’occasione unica per gustare insieme ai piatti tradizionali e prodotti del territorio, anche la magica atmosfera del cenacolo scandinavo ben documentato con foto, riproduzioni e stampe. Fattori che hanno trasformato l’Osteria in una sorta di polo di attrazione per quanti ripercorrono le tracce della colonia artistica che ruotava intorno a Zahrtmann. E lo scrittore svedese non sembra nemmeno sorpreso di incontrare una coppia danese, che cena in un vicino tavolo. Inevitabile lo scambio di opinioni. La coppia danese è contenta del casuale incontro e dell’opportunità di un confronto di idee e suggestioni su Civita e l’Abruzzo. Werkmäster registra con piacere le riflessioni dei danesi, i quali esprimono anche il desiderio di acquistare il libro una volta tornati in Danimarca. La serata si chiude in amicizia, stappando una bottiglia di ottime bollicine abruzzesi.