Viaggio nell’Abruzzo romantico di Edward Lear

Edward Lear, pittore e scrittore inglese (1812-1888), è stato un importante “descrittore” dell’Italia, dove visse gran parte della sua vita, e dell’Abruzzo in particolare. I suoi viaggi nella regione, tra il 1843 e il 1844, ci offrono la possibilità di conoscere la bellezza del paesaggio abruzzese di un tempo attraverso i suoi disegni e sulla base delle sue impressioni ed emozioni. Lear ci dà un’opportunità unica per leggere il paesaggio abruzzese – anche in una prospettiva storica – e per riflettere sulle profonde trasformazioni intervenute fino ad oggi, ad opera della natura (il terremoto del 1915) e soprattutto dell’uomo, a partire dal prosciugamento del Fucino.

Viaggiatore instancabile – l’Italia fu la terra prediletta, anche se i suoi viaggi lo portarono in Albania, Grecia, Corsica, India, ecc. – preferì avventurarsi nell’Italia minore, privilegiando i paesi montani e collinari, che visitò muovendosi a cavallo, con l’asino o camminando a piedi.  Egli è universalmente noto per essere l’inventore del “non sense”, essendo l’autore di una serie di limericks raccolti e pubblicati sotto il titolo di “The book of non sense”, con numerose riedizioni giunte fino ai giorni nostri (l’ultima edizione italiana, curata da Einaudi, risale al 2004). Peraltro uno dei limerick più noti “Where the old man of Abruzzi..” rappresenta un’ulteriore testimonianza del suo particolare rapporto con la regione. Eppure egli si considerò sempre e soltanto un “landscape painter” (pittore di paesaggi), e così volle fosse scritto sulla sua tomba, nel cimitero di San Remo. I suoi disegni ci raccontano il fascino dell’Abruzzo, che Lear si sforzò di rappresentare nella realtà, come egli stesso desiderò puntualizzare, pur non mancando di apportare evidenti sfumature romantiche. Solitamente privilegia la vastità del paesaggio naturale, che domina la scena, rispetto ai borghi e paesi, di cui cerca l’armonica contestualizzazione nello scenario naturali di colline e montagne. Le donne con i loro costumi e gli stessi contadini e pastori sono immancabilmente presenti, ma proposti in scala, come elemento di completamento del contesto rappresentato. Uno zoom specifico sui costumi femminili viene riservato alle donne di Scanno e dell’oasi orientale di Villa Badessa. Le immagini vanno coordinate con la lettura del suo racconto di viaggio. Una lettura piacevole, non solo per lo stile chiaro e scorrevole, ma anche per una certa franchezza nelle considerazioni. Circostanza, quest’ultima, che permette al lettore di oggi di immergersi senza i paludamenti retorici o “diplomatici” che caratterizzano analoghi racconti.

Lo sguardo all’Italia di Lear fa pensare all’attrazione esercitata dal nostro Paese in tanti viaggiatori stranieri, ben espressa da Joseph Addison, nella prefazione del racconto del suo viaggio italiano durato un triennio (dal 1701 al 1703), nella quale sostenne che “non esiste alcun luogo al mondo, in cui un uomo possa viaggiare e trarre maggior piacere e beneficio dell’Italia…. non c’è angolo del paese che non sia famoso nella storia, come una montagna o un fiume e che non sia stato teatro di qualche azione straordinaria”. Spesso la bellezza del paesaggio per l’artista inglese non è disgiunta, infatti, dalla suggestione dei luoghi legati a personaggi (Siface re di Numidia prigioniero ad Alba Fucens, Mazzarino a Pescina, Celestino V a L’Aquila e Sulmona, ecc.) o eventi storici (es. la battaglia dei Piani Palentini). Questa è stata anche la prospettiva che ho voluto seguire nel progettare e realizzare il video “Viaggio nell’Abruzzo romantico di Edward Lear” (ed. Mediacom), che la sezione di Italia Nostra di Pescara mette a disposizione delle scuole aderenti al progetto nazionale sul paesaggio, promosso d’intesa con il MIUR e degli stessi comuni rappresentati dall’artista.

A Lear si deve anche il merito di aver trascritto quella che è da considerare la prima trascrizione musicale di un brano di zampognari abruzzesi, che colpì particolarmente il viaggiatore inglese. Un ulteriore spunto per la ricerca sul territorio riguarda i palazzi e residenze di campagna in cui Lear fu ospite o che semplicemente ebbe modo di visitare. Famiglie illuminate, come quelle dei Tabassi a Sulmona, dei Ferrante a Civita d’Antino, dei Ricci a Capitignano, dei Mastroddi a Tagliacozzo, degli Aliprandi a Penne, ed altri, con personaggi colti e ospitali, cui si deve il merito di aver favorito lo stesso viaggio dell’artista inglese, contribuendo ad accrescerne la visione positiva dell’Abruzzo. Un ricordo indelebile che porterà Lear con sé nel successivo viaggio in Calabria, a rimpiangere spesso l’ospitalità abruzzese, mentre assai poco lusinghieri, con la solita schiettezza, erano i giudizi espressi sulle famiglie calabresi di analogo livello sociale. Le sue descrizioni ci permettono di “vivere” la vita di queste importanti famiglie nel loro pieno splendore, mentre oggi purtroppo questi splendidi palazzi, salvo poche eccezioni, sono in decadenza o peggio ancora in abbandono. I viaggi in Italia e quindi in Abruzzo sono stati recentemente ripensati per una guida culturale sulle tracce del grande artista inglese, a dimostrazione della sua importanza e attualità (cfr. M. Montgomery, Lear’s Italy, Cadogan, London, 2005).

L’Abruzzo deve a Lear gratitudine, in quanto l’artista inglese è stato tra i primi e più importanti personaggi del Grand Tour a favorire una immagine positiva e articolata della regione fuori dell’Italia, anche sulla base di un rilevante e raffinato contributo iconografico. Il Comune di Sulmona gli ha dedicato una strada e si ha notizia che recentemente l’Associazione Culturale di Villa Badessa ha proposto al comune di dedicargli il Belvedere; l’auspicio è che anche altri seguano l’esempio in occasione del bicentenario della nascita dell’artista.

Località disegnate da Edward Lear (in ordine alfabetico): Anversa degli Abruzzi, Avezzano, Capitignano, Carsoli (Pietrasecca), Celano, Civita d’Antino, Goriano Sicoli, Isola del Gran Sasso, L’Aquila, Luco dei Marsi, Massa d’Albe, Magliano dei Marsi, Penne, Pescina, Pizzoferrato, Rosciano (Villa Badessa), Scanno, Scurcola Marsicana, Sulmona, Tagliacozzo, Trasacco e i comuni laziali di Amatrice, Antrodoco, Leonessa, Petrella Salto, che facevano parte dell’Abruzzo fino al 1927.  Antonio Bini