Ricordo di Ermanno Olmi e del documentario sull’Abruzzo

(di Antonio Bini) Il grande regista bergamasco aveva esaltato i valori, l’umanità e la religiosità dell’Italia contadina. Il suo nome resterà legato anche all’Abruzzo grazie al documentario dal titolo “Mille anni” – realizzato per conto della Regione Abruzzo nell’anno 1995. Nel marzo 1995 fu premiato con il Golden Kompass a Berlino, premio organizzato nell’ambito della fiera internazionale del turismo ITB di Berlino. Il maestro, con il garbo che lo contraddistingueva, lasciò che il premio fosse lasciato alla Regione Abruzzo.

Il documentario, della durata di 22 minuti, metteva in risalto il rapporto tra uomo, ambiente e paesaggio in Abruzzo. I mille anni del titolo sono quelli di uno degli alberi più antichi e monumentali dell’Appennino: un faggio ancora esistente nel bosco di Sant’Antonio, nel territorio del comune di Pescocostanzo. Nonostante l’importante riconoscimento del premio legato alla cinematografia turistica, il documentario non sembrò entusiasmare  gli operatori turistici che si attendevano, evidentemente, un prodotto di maggiore immediatezza commerciale. Fu comunque riprodotto in diverse copie, nel formato allora in uso (Vhs).

L’opera di Olmi dedicata all’Abruzzo è invece destinata a valere nel corso del tempo, costituendo anche un monito per la difesa dell’ambiente e del paesaggio, presupposto per il presente e il futuro turistico della regione.  Il documentario fu riproposto in varie rassegne. Nel 2008 fu presentato nel festival internazionale “Punto de vista” di Navarra (Spagna), nell’ambito di una retrospettiva dedicato al regista italiano.

Lo incontrai alcune settimane dopo il terremoto del 2009 – il 30 maggio 2009 – a Santo Stefano di Sessanio nel corso di un’iniziativa promossa da Daniele Kihlgren, nel paese ferito dal sisma. Per il Maestro era anche l’occasione per rendersi conto dei danni nei luoghi in cui fu girato “Mille Anni”, ai quali era rimasto legato. Parlammo naturalmente ancora di quel documentario, ma anche di altro, come di Civita d’Antino e del libro che avevo appena pubblicato: “L’Italian dream di Kristian Zahrtmann”, ed. D’Abruzzo-Menabò.

E’ la stessa foto a rivelare come il Maestro fosse contento di vedere  la copertina del libro – che riproduceva  un’opera di Knud Sinding con giovani donne in costume nei pressi di Porta Flora – come pure le altre immagini. Ad un certo punto mi chiese “Dove si trova Civita d’Antino ?”.  Gli risposi allora – donandogli il libro – “E’ un paese che nemmeno in Abruzzo conoscono molto”. Sarà difficile dimenticare Ermanno Olmi.