Eremo di Santa Maria della Ritornata

S. Maria de Tornaro è l’Eremo della Madonna della Ritornata, il piccolo santuario che domina sul monte a circa 1200 metri sul livello del mare. Lassù, nell’antico Eremo, già chiamato Romitorio nel documento citato del 1703, sulle cui pareti ancora appaiono distinti degli affreschi che resistono in parte al tempo, si venera la figura della Madonna. Per quella Immagine, che la fantasia di una gente e un amore secolare hanno avvolta nell’alone della leggenda, la popolazione di Civita d’Antino serba da epoche assai remote la devozione più profonda, un culto forse ultra millenario, tramandato da una generazione all’altra in una ininterrotta tradizione, attraverso l’incessante e vano susseguirsi di anni e di eventi. S. Maria de Tornaro del 1183 si chiamerà, nel 1511, S. Maria de Tornara.

Un inventario per l’appunto della Parrocchia di Morrea, trascritto nel Libro Verde della Curia di Sora all’inizio del secolo XVII ma redatto nel 1511,parla di terre di S. Angelo di Morrea confinanti con S. Maria de Tornara, in tenimento di Civita d’Antino. Poi, nel 21 gennaio del 1574, un altro cambiamento. Tra i beni di Civita d’Antino vi è S. Maria de Tornata con il quadro bizantino della Ritornata attribuibile  ad epoca non troppo lontana dal 1200. Se non è possibile la ricostruzione storica di una epoca lontanissima, si possono percorrere le varie tappe di una devozione profonda e rievocare, anche se rapidamente, i momenti tristi o solenni di questa Chiesetta e del suo quadro miracoloso per gli ultimi tre secoli.

Ad onor di cronaca, secondo alcuni storiografi nel XIII secolo, Pietro da Morrone prima di diventare Papa Celestino V visitò questa chiesa in compagnia di Frate Bartolomeo da Trasacco affidandola al suo ordine; è così che Mons. Corsignani Vescovo di Venosa chiamerà l’eremo “Romitorio di San Pietro Celestino”

” Ecclesia S. Mariae de Ritornata, quae est ecclesia non solum non diruta sed etiam decenter custodita, magnae devotionis, ad quam Clerus accedit aliquando, non tamen semper, processionaliter “. Cosi poteva scrivere l’Abate di Civita nel 1663. Il piccolo tempio era in piedi, era gelosamente custodito; il popolo lo visitava devotamente e il Clero qualche volta guidava i fedeli processionalmente lassù, nella pace dei monti, a pregare la Madonna. Il 9 maggio 1708 il Vescovo Matteo Gagliani aveva mandato sulla montagna a visitare la Chiesa sub invocatione B. M. della Ritornata, in occasione della Visita Pastorale fatta a Civita d’Antino, il Vicario Generale Lauretto Ceci; lo accompagnò l’Abate di Civita.

Il fabbricato aveva bisogno di qualche restauro; il Vescovo ordinava che si rinnovasse il tetto dell’eremo e che fossero ripulite le pareti del tempio a spese della Parrocchia di Civita, a cui esso era aggregato. Che cosa ci dice alla fine la relazione del Vescovo? Processionaliter Clerus et populus acceciunt ad dictam Ecclesiam in qua celebratur Missa cantata tertio die festo Paschatis Resurrectionis, die tertio Pentecostes, die festo SS.mae Annuntia,tionis B. M. ex antiqua con suetudine “.

Ancora oggi, una volta l’anno, nel mese di agosto, la Madonna scende dai monti fino al paese a perpetuare nell’ incontro, in una manifestazione commovente di entusiasmo, alle prime ore della notte già trapunta dalle stelle, la protezione, esercitata per secoli dalla Vergine su Civita d’Antino

È una cerimonia, suggestiva che si ricollega al passato e ripete ogni anno la fede e l’amore della popolazione. Il 20 novembre del 1711, demandato speciali del Vescovo, due convisitatori, P. Giovanni Pietro Parente e l’Abate Nicola Celli, tornavano sulla montagna a visitare il piccolo tempio. La Chiesa era pulita e ordinata. Nulla mancava di necessario. Intanto mezzo secolo passava dall’ultima visita di Gagliani a quella del Vescovo Tommaso Taglialatela (17671-769). Nel frattempo nuovi accordi erano intervenuti: la Chiesina della Ritornata, in caso di guasti, dovrà essere riparata non più dalla Chiesa Parrocchiale ma dall’Università di Civita, che ha il diritto di nominare eremita della Ritornata una persona di età matura, onesta, di buona fama, approvata dall’Abate di S. Stefano e confermata dalla Curia Vescovile di Sora. La piccola Chiesa aveva bisogno, nel 1767, di restauri e di urgenti riparazioni. Le finestre erano rimaste senza vetri; la Cappella era mal ridotta per le intemperie e per l’umidità; le mura andavano sempre più deperendo; mancavano le sacre suppellettili. Monsignor Taglialatela minaccia l’interdetto ecclesiastico se la Cappella non sarà riparata nello spazio di sei mesi. Due anni dopo, il Vescovo di Sora Giuseppe Maria Sisto Y Britto (1768-1796) trovava il quadro della Madonna della Ritornata nella Cappella di S. Stefano, dentro la Chiesa parrocchiale di Civita.


Il catino absidale, completamente affrescato, presenta nella parte superiore l’immagine del Cristo benedicente tra gli Apostoli e nella parte inferiore l’immagine degli undici Apostoli, ognuno con una pergamena in mano, le cui figure, cinque a destra e sei a sinistra, hanno perso parte della pellicola pittorica e della luminosità.

Il Messia in trono ha la mano destra alzata nell’atto della benedizione e con la sinistra regge un libro ove si legge, a lettere abbreviate: “Rex ego sum celt (coeli) populumque de morte redemi” (Io sono il Re del cielo ed ho redento il popolo dalla morte)


Nella Visita Pastorale, fatta a Civita dallo stesso Vescovo Sisto Y Britto il 3 ottobre 1783, la piccola Chiesa rurale della Ritornata era stata abbandonata. Invano l’Università aveva sostenuto tante spese. Le mura erano lesionate e cadenti in più parti, e forse cadente era l’abitazione dell’eremita, attigua alla Chiesa. E poiché i fedeli che si recavano un tempo a pregare la Vergine vi andavano con grande pericolo, il quadro della Madonna era stato trasportato dalla montagna nella Chiesa Parrocchiale di S. Stefano e si trovava allora nell’altare di S. Barnaba. Cosi la plurisecolare Chiesetta di Maria della Ritornata, lasciata alla violenza del vento e della pioggia, ai colpi inesorabili del tempo che tutto investe, si trasformò in breve in un povero rudere, in un amaro ricordo. Poi il silenzio circonda della sua fitta ombra la Chiesa della Madonna della Ritornata, e solo di padre in figlio, per un secolo. le generazioni si passano l’antica devozione alle venerate mura, simbolo di una grande speranza, di una fece invincibile. Non un cenno nelle Visite dei Vescovi Colaianni (17971814), Lucibello (1819-1836), Montieri (1838-1862). Ma ecco improvvisamente, come per miracolo, la risurrezione.

Nel 1873, ” l’antichissimo Romitorio, situato sul dorso della montagna, la quale prende il nome dal medesimo della Ritornata “, torna a descrivere la sua storia, a riprendere il glorioso cammino. Il Santuario che non ha più un eremita, che non ha più un altare, che l’antichità e le avverse stagioni hanno ridotto un mucchio di macerie, accoglie ancora di tanto in tanto nei giorni di festa, e specialmente i martedì di Pasqua e di Pentecoste, il popolo di Civita, che non ha dimenticato i sorrisi della celeste Signora. Eppure, attorno al 1880, resistevano nell’abside della Cappellina gli affreschi di stile bizantino, rappresentanti Gesù Redentore con due Angeli; ancora apparivano nel piano inferiore gli Apostoli, di gran pregio per la loro antichità.

Prima del terremoto della Marsica del 1915 l’Abate Fabriani fece realizzare una copia fedele dell’opera originale. L’autore fu Daniel Hvidt della scuola estiva dei pittori scandinavi, mentre una copia diversa dall’icona originale fu realizzata da Kristian Zahrtmann e successivamente collocata nella chiesa danese di Søborg (Gribskov), nei pressi di Copenaghen.

La copia rimase esposta alla venerazione mai venuta meno del popolo di Civita, mentre il quadro originale fu tenuto per sicurezza in casa del Parroco e poi nascosto durante i mesi della occupazione tedesca (1943-1944). L’Abate Fabriani non salvò solo il bellissimo quadro, ma con aiuti finanziari, avuti dal Ministero della Pubblica Istruzione a mezzo del Soprintendente delle Belle Arti, Armando Vené, restaurò anche il tetto della Chiesina della Ritornata. Altri aiuti diedero generosamente alcuni cittadini di Civita e una pubblica sottoscrizione. Le somme raccolte servirono ai più urgenti restauri, mentre veniva stabilita per la fine di Agosto di ogni anno la suggestiva processione, che accompagna la Madonna della Ritornata dalla Cappella del monte al paese di Civita. È un godimento dello spirito salire con fede al solitario Santuario, che vide lungo il cammino degli anni schiere devote di pellegrini, imploranti l’aiuto di Maria. Dalla vecchia fonte di Civita si sale per una strada abbastanza larga, ripida in alcuni tratti, come all’inizio e prima della Pretuzza Santa della leggenda; negli altri punti la strada si fa meno faticosa, l’ascesa è lieve e per lunghi tratti si passa per avvallamenti e attraverso un falsopiano, tutto ricoperto dall’ombra fresca dei boschi della montagna : querce, elci, faggi, ginepri si alternano tra fossi, burroni e spianate per circa quattro chilometri e mezzo, mentre il campo sottostante è rivestito di erbe odorose e di piccoli fiori selvatici, poi, all’ultimo tratto, la strada discende e improvvisamente ad una svolta appare davanti il Romitorio antichissimo.

Il panorama di lassù è ampio, di selvaggia ma straordinaria bellezza. Il percorso che porta da Civita d’Antino al Santuario è un inseguirsi continuo di sorprese sempre nuove e di paesaggi incantevoli.

Civita, che nel primo tratto l’occhio di chi sale contempla al di sotto come chiusa nella sua naturale fortezza, ad un certo punto scompare per poi riapparire lontana. ~ perdersi di nuovo dal luogo del Romitorio. Dal Santuario si apre, attraverso un vallone a picco, parte della Valle Roveto, dai confini di Balsorano a S. Vincenzo Nuovo, da Morrea Inferiore a Rendinara, da Castronovo fino ai confini di Morino. È uno sfondo fra i più belli della valle, coronata a levante e ad occidente dalle montagne che si levano sulla Ritornata e da quelle ancora più alte dei Simbruini e degli Ernici. Davanti al Santuario c’è una piazzetta. Sulla porta in una lunetta si ammira una bella Madonnina di un antichissimo affresco; per questa porta si entra in un piccolo atrio : a sinistra di esso si accede alle tre stanzette del pianterreno; di fronte , si sale sotto la roccia, a cui è addossata tutta la costruzione, al piano superiore, ad altre tre stanzette, ed alla campanella; a destra dell’atrio invece si entra nella Chiesa, lunga una decina di metri, non molto larga e neppure molto alta. Le pareti, che furono intonacate in un secondo tempo, in qualche punto, ove l’intonaco è tolto, presentano tracce di antichissimi affreschi. In fondo alla Chiesa, al di là di una piccola balaustra, da poco eretta, è l’abside. In basso sono affrescati gli Apostoli, le cui figure sono alquanto adombrate; in alto, in un secondo piano, è dipinto il Redentore, seduto in trono: con la destra è in atteggiamento di benedire, con la sinistra regge un libro semiaperto ove si leggono, a lettere abbreviate, le parole seguenti: Rex ego sum celt (coeli) populumque de morte redemi. Io sono il Re del cielo ed ho redento il popolo dalla morte. La figura del Cristo è di una regalità maestosa; ai lati del Redentore sono dipinti due Angeli. Sotto il piazzale antistante l’ingresso dell’eremo è il pozzo. Chiesa e Romitorio sono costruiti sotto l’incavo della roccia. Il passato, nel nome della religione dei padri, sarà ricongiunto dalla preghiera e dai canti al presente. Lassù si continuerà a dominare la Valle Roveto nel simbolo eterno di Maria, nella custodia di una delle memorie più lontane della gente di Civita. La pubblicazione della Bolla di Lucio III colloca la Chiesa della Ritornata, dedicata alla Madonna, sul vertice, o quasi, dei documenti mariani più antichi della Diocesi di Sora, Aquino, Pontecorvo. (Note sull’autore e copyright | Fotografie Giori Marco PH)

Itinerario Civita d’Antino (904 m s.m.) – Eremo S. Maria della Ritornata (1150 m s.m. Ca.) Dislivello: 246 metri. Distanza totale: 12 Km. Tempo escursione a piedi: circa 3-4 ore (andata e ritorno). Difficoltà: facile Il Santuario è situato a circa metà altezza di una delle due pareti rocciose che formano Il vallone di S. Maria, a circa 6 km. da Civita d’Antino, in posizione di assoluto dominio del vallone stesso. Dal punto di partenza dell’itinerario 9 si prende il sentiero sulla destra. Dopo circa un km, oltrepassato il Vallone di Fonte Murata, si prosegue prima sulle coste del colle Rivolano per poi inoltrarsi nel bosco. Superato il Vallone di S. Elmo dopo circa 600-700 m si raggiunge il costone di roccia su cui resta incastonato l’Eremo della Ritornata.


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